I Giovanniti nei propri blog promuovo la conoscenza dell’Ictus prevenzione e Stroke Unit. Conoscere i sintomi senza essere un sanitario è possibile , MA E’ IMPORTANTE NEI 90 MINUTI MASSIMO 3 ORE DALL’EVENTO di poter far entrare il paziente in una Stroke Unit operativa 24 su 24 in modo da limitare o addiritura azzerare i danni. In Italia il nostro sistema prevede un allertamento alla centrale operativa chiamando i numeri per l’emergenza 118 – 112 che invia un’ambulanza adeguata nel minor tempo possibile e decidendo dopo valutazione per ospedalizzazione del paziente
In Italia l’ictus è la terza (la seconda, stando ad alcune stime) causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie (il 10-12% di tutti i decessi per anno si verifica dopo un ictus) e rappresenta la principale causa d’invalidità.
Nel nostro Paese il numero di soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è pari a circa 913.000.
Ad 1 anno circa dall’evento acuto, un terzo dei soggetti sopravviventi ad un ictus – indipendentemente dal fatto che sia ischemico o emorragico – presenta un grado di disabilità elevato, tanto da poterli definire totalmente dipendenti.
Il fenomeno è in costante crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione. Si stima che l’evoluzione demografica porterà in Italia, se l’incidenza rimanesse costante, un aumento dei casi di ictus fino a 207.000 nel 2008.
Il tasso di prevalenza di ictus nella popolazione anziana (età 65-84 anni) italiana è del 6,5% leggermente più alta negli uomini (7,4%) rispetto alle donne (5,9%).
L’incidenza dell’ictus aumenta progressivamente con l’età raggiungendo il valore massimo negli ultra ottantacinquenni. Il 75% degli ictus, quindi, colpisce i soggetti di oltre 65 anni.
Nel mondo il numero di decessi per ictus è destinato a raddoppiare entro il 2020
L’80% degli ictus potrebbe essere evitato attraverso la prevenzione ma quando co si verifica, fondamentale è la gestione presso una Stroke Unit. E’ in queste strutture dedicate che il trattamento degli ictus è ottimale. A seconda infatti delle caratteristiche del disturbo che si procede o al trattamento farmacologico o alla rimozione del coagulo tramite trombectomia endovascolare.
L’ictus ischemico si verifica quando le arterie che garantiscono il corretto flusso di sangue al cervello sono ostruite per la presenza di un coagulo. Come per l’infarto del miocardio, dove sono le coronarie ad essere ostruite, le aree a valle del blocco che non possono essere sufficientemente irrorate vanno incontro a morte. Rimuovere il coagulo è fondamentale per evitare danni e, nei casi più gravi, il decesso del paziente.
La miglior prevenzione per evitare l’ictus si basa essenzialmente sull’adozione di corretti stili di vita: una dieta ipocalorica e iposodica, ad esempio, previene contemporaneamente il sovrappeso, l’ipertensione, il diabete e l’ipercolesterolemia, così come la cessazione dell’abitudine al fumo, all’alcool o sostanze stupefacenti riduce il rischio fino all’’80%. In caso di ipertensione conclamata, la terapia suggerita dal medico ha una grande importanza preventiva, così come nel caso di soggetti affetti da diabete (in cui il rischio è aumentato circa del 50%) o da altre malattie croniche come ad esempio la fibrillazione atriale.
L’ictus è un evento acuto che compare improvvisamente, può presentarsi in maniera asintomatica o con sintomi aspecifici, ad esempio un banale mal di testa (soprattutto in caso di ictus emorragico perché il sangue che fuoriesce dal vaso rotto comprime alcune zone del cervello).
In una buona parte dei casi possono comparire dei sintomi che indirizzano immediatamente verso il sospetto di ictus:
Nel caso si verifichi un TIA (parente stretto dell’Ictus ) i sintomi possono essere gli stessi ma meno duraturi, perché l’ostruzione è transitoria. Tuttavia non è possibile distinguere un TIA da un ictus solo a giudicare dai sintomi e dalla loro durata.
I sintomi dell’ictus più comuni che devono mettere in allerta sono:
Quando però si verificano, le strategie di intervento sono essenzialmente due: se l’ictus è causato da un coagulo di piccole dimensioni la somministrazione di molecole in grado di sciogliere il trombo (fibrinolisi) è sufficiente a ristabilire il corretto flusso di sangue. Quando invece l’ostruzione riguarda i grandi vasi allora si rende necessario un intervento endovascolare noto con il nome di trombectomia meccanica. In quest’ultimo caso, attraverso l’ausilio di un catetere, si procede alla rimozione meccanica del coagulo.
Ma per saper intervenire tempestivamente e con la tecnica giusta è fondamentale arrivare in una Stroke Unit, strutture in cui sono a disposizione medici interventisti e neuroradiologi 24 ore su 24. Attualmente in Italia sono circa 200 ma la maggior parte è concentrata al Nord. Da un punto di vista organizzativo esistono le stroke unit di primo livello, dove è possibile effettuare la trombolisi e con bacino d’utenza compreso fra 150mila e 300mila abitanti e quelle di secondo livello localizzate in ospedali con un bacino d’utenza compreso fra 600 mila e 1.300.000 abitanti, dove, oltre alla trombolisi, si possono effettuare anche i trattamenti endovascolari. Purtroppo, partendo da queste definizioni, in Italia le stroke uniti dovrebbero essere almeno 300 di cui 240 con funzioni di I livello e 60 con funzioni di II livello. Un traguardo ancora lontano da raggiungere.
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